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Marzo 2011

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2011 12:43
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Città: GATTATICO
Età: 42
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28/02/2011 20:09

ARACNE: LA DONNA TESSE LA VITA

Due giornate di cultura femminile: danze, riti, filmati e libri

presso l’agriturismo PastoRé via Solferino 183 – Ramiola di Medesano –Parma

Sabato 5 marzo

ore 11,00 Saluti e presentazione dell’iniziativa a cura di Marina Meiko Tozzo

ore 11,15 Proiezione del filmato di Donna Read “Signs out of time” sulla vita e le opere dell’archeologa lituana Marjia Gimbutas
Presentazione di Nicoletta Cocchi – Ass.Armonie di Bologna

ore 13,00 Pranzo a buffet

ore 15,00 “Meditazione dinamica integrale” guidata da Sara Tagliavini, docente presso la Libera Accademia di Scienze Umane (LASU) di Parma
L’iniziativa si svolgerà, tempo permettendo, all’aperto

ore 17,00 Pausa tea con le torte di Antonella e tisane a sorpresa

ore 18,00 Presentazione del libro “Creature fantastiche in Sardegna” di Claudia Zedda
Sarà presente l’autrice

ore 20,00 Cena a buffet

ore 21.30 Proiezione del documentario “Donne Guerriere Amazzoni”, sulle scoperte archeologiche di Janine Davis-Kimball delle tombe di donne a lungo favoleggiate
Presentazione di Luisa Vicinelli – Ass.Armonie di Bologna

Domenica 6 marzo

ore 11,00 "Figlie di una Dea dimenticata. Percorsi di Sacro femminile in Sardegna"
Relazione di Valentina Lisci, presidente dell’Ass. L’Isola delle Janas e giornalista freelance

ore 13,00 Pranzo a buffet

ore 15,00 “La spiritualità femminile“, esposizione di una visione sciamanica che ci propone intessute nella grande meraviglia di questa vita a cura di Sofie della Vanth, presidentessa dell’Ass.Talanith per la convivenza matriarcale.

ore 16,30 Le Dakini: forze elementali di vita e di trasformazione”, meditazione guidata da Sandra Capri – Ass.Armonie di Bologna

Nel corso dell’iniziativa: “Le Muse: proposte sartoriali in movimento” di Pamela Acestilli
“Meditazione e sogni” – Tele di Sarah degli Spiriti

stand di bigiotteria artigianale “Threemoons”

Buffet € 18 a pasto
Meditazione dinamica integrale € 10

Pernottamento: presso l’agriturismo in cui si svolge l’inizitiva sono disponibili 16 posti letto in condivisione € 30 a notte, in camere da quattro o da due con bagno privato
Per prenotazioni telefonare a Antonella – 3922084863

Per informazioni sull’iniziativa: Marina Meiko Tozzo – 3357456623
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09/03/2011 15:22

Etruschi: dal Louvre a Cortona passando per l'Arno
Etruschi: dal Louvre a Cortona passando per l'Arno

Quaranta oggetti capolavori di una delle collezioni d'arte etrusche più importanti d'Europa. Nella cittadina toscana, un'eccezionale mostra proveniente dal Louvre che testimonia l'attività e la cultura dell'Etruria tra l'Arno e il Tevere.

Un viaggio che parte da lontano nella storia, che attraversa le Alpi e giunge a Parigi, in uno dei musei più famosi del mondo, per poi ripartire e tornare indietro, nei luoghi da dove tutto ha avuto inizio. Un filo di Arianna che mantiene la memoria storica della grande civiltà etrusca, e che oggi rivive nella straordinaria esposizione 'Le collezioni del Louvre a Cortona. Gli Etruschi dall'Arno al Tevere', dal 5 marzo al 3 luglio 2011, presso il Maec-Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona, in provincia di Arezzo.

E proprio l'Arianna da Falerii, opera "simbolo" di questo importante evento espositivo, guiderà i visitatori tra le oltrequaranta opere di grandissimo interesse appartenenti alla collezione d'arte etrusca del museo francese Louvre, arrivate a Cortona dopo un'accurata selezione. Reperti di grande fascino che includono anche opere poco note al grande pubblico ed esposte per la prima volta in Italia, per offrire importanti e nuovi elementi di riflessione sulla società etrusca in relazione alle diverse località dell'area.

Così è stato, appunto, per il grande busto in terracotta di 'Arianna da Falerii' risalente al III secolo a.C., frammento di una statua monumentale appartenente forse a un gruppo culturale, che fino a una decina d'anni fa era conservato, privo ancora d'identità, nei depositi del Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane del grande museo francese. Oggi, questa scultura femminile ornata da gioielli e con una corona di foglie di vite e pampini sui capelli, che era raffigurata nell'atto di scoprirsi il capo dal velo (gesto tipico delle rappresentazioni dei matrimoni sacri) viene considerata uno dei più significativi esempi di coroplastica etrusca di età ellenistica.

Un percorso che si presenta, dunque, come una grande fotografia dell'Etruria interna, con particolare attenzione al ruolo che ebbero le valli dell'Arno e del Tevere negli scambi, attraverso vasi e statue in bronzo, urne e monumenti sepolcrali, gioielli, preziose terrecotte, le singolari figure e statuette bronzee di questa civiltà, pezzi d'artigianato artistico.

E ancora il mirabile 'Vaso' conformato a testa femminile, recipiente bronzeo databile tra la fine del III e l'inizio del II secolo a. C., forse prodotto da un atelier orvietano; l'elegante statuetta di Menerva in bronzo, proveniente dalle vicinanze di Perugia, ma anche le lamine bronzee di Bomarzo decorate a sbalzo, e tante altre opere ancora.

Una mostra che conferma l’impegno di Cortona, sede fin dal XVIII secolo dell'Accademia Etrusca, a confrontarsi con i maggiori musei internazionali, sviluppando occasioni di studio e ricerca sul tema etrusco derivate dalle numerose campagne di scavo condotte negli ultimi venti anni, e che ancora consentono ritrovamenti sorprendenti e restauro dei reperti direttamente sul luogo della scoperta.


MATERIALI
- Eleco opere in mostra
- Arianna da Falerii
- Focus su alcune opere in mostra
- Offerta didattica
- Novità archeologiche di Cortona

INFORMAZIONI
Titolo: 'Le collezioni del Louvre a Cortona. Gli Etruschi dall'Arno al Tevere'
Quando: dal 5 marzo al 3 luglio 2011
Dove: Cortona (AR), Palazzo Casali - piazza Signorelli -
Orario: Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00
Biglietti: Biglietti+Mostra+MAEC Intero € 10,00; Ridotto € 7,00 (Gruppi con più di 15 persone, famiglie di almeno 4 persone, possessori di EduMuseicard, bambini da 6 a 12 anni); Scolaresche € 3,00 (gratuito scuole del comune di Cortona). Biglietto Mostra e MAEC+Museo Diocesano Intero € 13,00
Telefono: 0575.637235
E-mail: info@c.rtonamaec.org
Sito web: www.cortonamaec.org

Gli Etruschi tornano a casa
Dal Louvre a Cortona
Dal 5 marzo al 3 luglio 2011 una grande mostra sull'antico popolo toscano con 40 reperti provenienti da Parigi e mai visti prima in Italia



Dopo l’importante successo della mostra “capolavori Etruschi dall’Ermitage” e nell’imminenza della firma di un protocollo di intesa con il Museo Ermitage di S. Pietroburgo per la realizzazione di una imponente banca dati a livello europeo tesa a censire il patrimonio etrusco nei grandi musei, il Comune di Cortona prosegue nel progetto “Cortona e i Grandi Musei Europei” con un nuovo, importantissimo interlocutore: il Museo del Louvre.
A seguito della recente trasferta a Parigi sono stati raggiunte infatti una serie di intese tra il Sindaco del Comune di Cortona dott. Andrea Vignini e il Direttore Generale del Louvre Ms. Henry Loirette che prevedono la stipula di una convenzione che legherà il Comune di Cortona, il MAEC ed il museo francese rispetto ad una serie di importanti collaborazioni, fra le quali in particolare ricordiamo:
- nella primavera 2011 si aprirà a Cortona una mostra di eccezionali reperti etruschi conservati al Louvre;
- successivamente una mostra della Cortona etrusca verrà realizzata presso il Louvre, con una selezione degli oggetti più prestigiosi che rappresenteranno la storia della lucumonìa cortonese e il momento della prima riscoperta in Europa degli Etruschi (da notare che il Louvre non ha nessun oggetto di Cortona, merito ascrivibile alla precoce azione di tutela dell’Accademia Etrusca che fina dal 1700 costituì un baluardo di tutela alla fuga di molti oggetti all’estero).
«Si tratta di un evento di grandissimo rilievo, reso possibile grazie all'ottimo clima di collaborazione tra Cortona e il Museo del Louvre – ha dichiarato l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti nel suo intervento alla presentazione della mostra, svoltasi oggi a palazzo Strozzi Sacrati -. Le due esposizioni e i protocolli d’intesa per realizzare una banca dati tesa a censire il patrimonio etrusco nei grandi musei europei confermano la rilevanza a livello internazionale della città di Cortona, antica lucumonia, per lo studio e la conoscenza della civiltà etrusca. Di questa rilevanza la Regione Toscana non può che essere orgogliosa: dalla metà degli anni Ottanta ha condiviso con altri protagonisti l’avventura dell’archeologia urbana cortonese, dall’allestimento della nuova sezione topografic a del museo alla recente realizzazione del parco, che collega le emergenze monumentali antiche del circuito urbano e del territorio».
«Cortona, il MAEC e la mostra sono l’occasione per rinnovare l’attenzione del visitatore di fronte alla qualità diffusa che caratterizza i mille volti della nostra regione – ha concluso Scaletti -. In particolare in questa mostra valenza turistica e culturale si intrecciano. Attrae la suggestione del tema del “ritorno” di capolavori dispersi dal territorio che si estende da Fiesole all’agro chiusino, da Perugia a Civita Castellana (l’antica Falerii). Nell’esporre per la prima volta in Italia questi manufatti, testimonianze della produzione artistica locale, il MAEC promuove un’operazione di recupero della memoria e diventa l’emblema del senso di appartenenza a un territorio e ad una comunità più vasti».
Il comitato scientifico, che vede assieme archeologi del Louvre, del MAEC e dell’Accademia Etrusca, sta lavorando alla definizione della mostra di Cortona. Il titolo provvisorio dell’esposizione è “Gli Etruschi tra Arno e Tevere. Le collezioni del Louvre a Cortona” e vuole dare conto di una serie di oggetti (oltre 40) di altissimo livello che rappresentano le città di Fiesole, Arezzo, Chiusi, Perugia, Orvieto, Civita Castellana, insomma una grande fotografia dell’Etruria interna con oggetti assolutamente straordinari e mai giunti in Italia. Tra i tanti si può ricordare i famosi idoli del Falterona, la testa in bronzo di giovane da Fiesole, strepitose oreficerie della collezione Castellani (fra le quali il diadema in oro del fanciullino di Perugia, esposto nella precedente mostra), sarcofagi e rilievi chiusini, il torso in terracotta di Arianna da Falerii (l’antica Civita Castellana).
Per citare un vocabolo omerico siamo in presenza di nòstoi (ritorni) di materiali frutto di un’accurata selezione che, rappresentando tutti i centri etruschi citati sopra, permettono di comprendere in maniera approfondita il sistema dei rapporti culturali ed economici delle città dell’Etruria interna, anche alla luce delle scoperte successive alla dipartita dei materiali che si sono avute nei nostri territori. Sarà prodotto un importante catalogo, edito da Skira, a cura dei conservatori dei rispettivi musei, mentre la mostra sarà allestita negli stessi locali che hanno ospitato quella dell’Ermitage, con allestimento curato dagli archietti progettisti del MAEC.

MAEC
P.zza Signorelli, 9
52044 CORTONA (AR)
www.cortonamaec.org
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Post: 396
Città: GATTATICO
Età: 42
Sesso: Femminile
11/04/2011 12:43

GIORGIO DE CHIRICO. DIPINTI 1910-1970. UN MAESTOSO SILENZIO
Il visionario mondo di De Chirico a Palazzo Magnani di Reggio Emilia

GIORGIO DE CHIRICO. DIPINTI 1910-1970.
UN MAESTOSO SILENZIO
dal 5 marzo | fondazione palazzo magnani | reggio emilia


L'enigma dell'arte *

Manichini come statue, statue come ombre, muse come statue di gesso, piazze come stanze con pavimenti di legno, e il visionario mondo dechirichiano si presenta così in tutta la sua enigmaticità e potenza.
Con grande maestria De Chirico dipinge oggetti reali, palazzi e statue, con limpido rigore dà forma e sostanza ad architetture imponenti, torri, portici, ciminiere, colonne e manichini irti di righelli e squadre, che delineano però, come le quinte di un teatro, spazi inaccessibili e impraticabili. Con precisione allinea accanto a quelle architetture forme di pane, biscotti, guanti, trottole, scatole e i più svariati oggetti; ma scardinando ogni prospettiva, isolando ogni oggetto in sé, quasi fosse lì per caso, svuota di significato ogni cosa e quegli oggetti non riusciamo più a coglierli nella loro identità, facendo così scomparire, come per magia, quanto ha disposto sulla tela.
Egli disarticola ogni immagine accostandola al suo contrario, al suo altro da sé e la piazza, per sua natura luogo d'incontro, assemblea, mercato, spettacolo, resa deserta e svuotata di ogni sua funzione, diviene un luogo assurdo, inconoscibile, in cui scorci di strade impercorribili ci respingono in labirinti senza fine, ci precipitano in abissi, tra continui slittamenti, scarti, ribaltamenti di pensieri che ci rimandano ai miti classici, tra Arianne e oracoli, a un presente tra fabbriche e treni e a un futuro tra torri-grattacieli e robot-manichini; a una nuova dimensione in cui mito e futuro si intrecciano in un continuo gioco di specchi che non risolve alcun enigma, ma che anzi moltiplica all'infinito. La piazza diviene così un'emblematica cavea ove presente, passato e futuro si intersecano e intrecciano, dando luogo a un non-tempo, un tempo sospeso in cui ci smarriamo; e la tela diviene, per così dire, il "sipario" di una nuova dimensione, metafisica, ovvero oltre la realtà delle cose; velario di enigmi che non possiamo, non osiamo e in fondo non vogliamo svelare.
"Quando / la notte è a svanire / - recita Ungaretti nella sua lirica Nostalgia - su Parigi s'addensa / un oscuro colore / di pianto. / In un canto / di ponte / contemplo / l'illimitato silenzio / [.] / e come portati via si rimane." Quali migliori e più sublimi parole per esprimere quel senso di angoscia e malinconia che De Chirico riesce a concretizzare rendendo visibile e quasi palpabile quell'illimitato silenzio che pervade le sue piazze e quell'aura di mistero per cui come portati via si rimane.
"Dipingere l'aria - scrive De Chirico - è molto difficile, dipingere l'aria vuol dire dare una tale plasticità, un tal volume, una tale forza della forma alle cose che [.] gli oggetti appaiano come sospesi, immobili, ma vivi nell'aria che si sposta, che si muove, mentre le cose sembrano fermate, immobilizzate come per effetto di magia". Ed è questa sospensione magica che De Chirico realizza in modo supremo, questa presenza-assenza che, prendendo corpo tra muse, manichini, statue e oracoli, arcani dèi imperscrutabili, avvolge ogni cosa in una sublime e inquietante atmosfera.
Come l'aria che certo non vediamo, ma ben sentiamo, così questa impalpabile interiorità, venendo ad assumere i precisi contorni delle cose, inverandosi in esse, divenendo con forza una presenza, è la vera protagonista della scena. La piazza quale palcoscenico dunque, ove s'addensano enigmi, oracoli e Arianne il cui filo, però, non dipana certezze, aggrovigliandosi invece entro arcate di portici in una fuga senza fine, tra ombre incombenti, treni silenziosi, muse e manichini che ci osservano e ci scherniscono.
"Il manichino è un oggetto che possiede a un dipresso l'aspetto dell'uomo, ma senza il lato movimento e vita; il manichino è profondamente non vivo e questa sua mancanza di vita ce lo rende odioso", scrive De Chirico e prosegue: "Il suo aspetto umano e al tempo stesso mostruoso, ci fa paura e ci irrita. il manichino non è una finzione, è una realtà, anzi una realtà triste e mostruosa. Noi spariremo, ma il manichino resta." Il manichino è l'emblema di questa nostra tormentata umanità che si scopre d'improvviso sull'abisso di un mistero impenetrabile che cancella di colpo ogni immagine ed esistenza, è la tragica proiezione della nostra non-esistenza, una tangibile alterità che ci sovrasta e annienta, che continuerà a governare tempo e spazio mentre noi cesseremo di esistere.
Con grande sapienza e sottile ironia Jean Cocteau accosta Picasso a De Chirico e scrive: "Picasso inganna lo spirito. Voglio dire che, per acchiappare i nostri uccelli, ha inventato un'uva degna. De Chirico usa il trompe l'oeil (l'inganno ottico) così come un criminale rassicura la vittima: non abbia paura. Ecco qua c'è un campanello, la finestra è una vera finestra, la porta è aperta, basta chiamare.".
L'inganno di Picasso consiste nel frantumare l'immagine in mille pezzi per ricostruire la tridimensionalità dell'oggetto nella bidimensionalità del piano della tela, come in un mosaico, ma con le tessere scompaginate, così da realizzare una nuova spazialità non più prospettica. In sostanza, egli scompone l'oggetto nelle sue parti per giungere a una nuova unità che consenta la totale com-prensione dell'oggetto. L'inganno di De Chirico, invece, sta nel mettere insieme gli oggetti più disparati in un contesto del tutto innaturale per svuotare l'immagine di ogni significato, rivestendola di un'aura di mistero.
Come nell'Enigma della partenza, ad esempio, capolavoro del 1914 presente in mostra, nel quale sono quelle casse abbandonate, in primo piano a sinistra nel quadro, a suggerirci forse una partenza imminente? O è la vela che, in perfetta diagonale, si scorge in lontananza tra le arcate del portico a destra? O l'ombra misteriosa, accanto a quella della statua, generata forse da un oracolo, un dio, un manichino che, perfettamente allineata, conduce lo sguardo ora alle casse ora alla vela? O forse è la statua, al centro, che con la sua ombra esasperatamente allungata s'interroga dinnanzi a un mare invisibile, sovrastato non da un faro ma da una ciminiera, che si erge sopra ogni cosa e incombe sul portico che, inclinato in modo abnorme, accelera lo sguardo in una fuga di arcate verso un cupo cielo verdastro? E che dire della figura che s'intravede, dalla finestra aperta, in alto sopra l'arcata a destra che guarda, attraverso la finestra opposta, il cielo, il mare, la piazza forse, mentre un illimitato silenzio avvolge ogni cosa?
Statue, muse, manichini, piazze, e la Metafisica dechirichiana si dispiega in tutta la sua epica grandezza nel rappresentarci oggetti reali, per trasmetterci, oltre la realtà delle cose e delle loro apparenze, ben altre sensazioni e sentimenti. De Chirico non dipinge la realtà che ci appare, il mondo esterno, ma la nostra interiorità; non dipinge i sogni che, si badi, costituiranno il mondo dei surrealisti, ma quei sentimenti che ci avvolgono e ci pervadono e che proiettiamo poi sulle cose: Melanconia di un pomeriggio, Mistero e melanconia di una strada, Nostalgia dell'infinito o, appunto, L'Enigma della partenza, non a caso titoli di alcune sue opere.

Roberto Alberton
Curatore della mostra

* Estratto dal testo in catalogo


Giorgio De Chirico. Dipinti 1910-1970. Un maestoso silenzio
Dal 5 marzo al 1 maggio 2011
FONDAZIONE PALAZZO MAGNANI
Corso Garibaldi, 31 - 42121 Reggio Emilia
Tel. + 39 0522 444 406 /408 - Fax + 39 0522 444 436
info@palazzomagnani.it
www.palazzomagnani.it
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